Progetto OSA
Il Progetto O.S.A. (Osservazione della Superficie dall’Apogeo) nasce da un sogno:
raggiungere la quota che rappresenta il confine tra la nostra Terra (con la sua atmosfera) e lo Spazio propriamente detto, passando attraverso tappe intermedie di sperimentazione ed esperienza, ed effettuare semplici rilievi scientifici della superficie terrestre.
Dove comincia lo spazio?
Il confine fra atmosfera e spazio esterno si trova a 118 chilometri di quota, in una regione troppo alta per essere studiata con palloni sonda e troppo bassa per i stelliti.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Calgary, in Canada, ha messo a punto uno strumento che ha permesso di tracciare con accuratezza i punti di transizione fra l’atmosfera terrestre e lo spazio esterno, là dove i venti della più alta atmosfera lasciano il posto a violenti flussi di particelle cariche. Il confine fra la nostra atmosfera e lo spazio esterno si colloca per la precisione a 118 chilometri di quota.
Lo strumento – chiamato Supra-Thermal Ion Imager, e costato quasi mezzo milione di dollari – era stato lanciato nel gennaio 2007, a bordo del razzo JOULE-II ed ha viaggiato a 200 chilometri di altitudine, spostandosi più volte attraverso la linea di confine fra atmosfera e spazio.
“Quando si trascina un oggetto su una superficie, l’interfaccia si scalda. Con JOULE-II siamo stati in grado di misurare direttamente le due regioni trascinate una sull’altra, la prima essendo la ionosfera e l’altra l’atmosfera terrestre”, ha osservato David Knudsen, che ha diretto la ricerca e firma un articolo pubblicato sul Journal of Geophysical Research.
Finora i dati relativi a questa regione “di confine” erano estremamente scarsi, dato che essa è situata troppo in alto per essere raggiunta da palloni sonda e troppo in basso per i satelliti. “E’ solo la seconda volta che si riesce ad avere misure diretta dei flussi di particelle cariche in questa regione, ed è la prima in cui sono stati presi in esame tutti gli elementi interessanti, ivi inclusi quelli riguardanti i vento dell’alta stratosfera”.
“I risultati ci hanno fornito uno sguardo più ravvicinato allo spazio e ci permette anche di calcolare i flussi di energia nell’atmosfera che possono essere utili per comprendere meglio le interazioni fra lo spazio e il nostro ambiente, come il raffreddamento e il riscaldamento del clima della Terra, e come il ‘clima’ spaziale influisce sui satelliti, le comunicazioni, la navigazione e i sistemi elettrici”, ha concluso Knudsen.
Articolo tratto da:
http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/articolo/1337937
(11 aprile 2009)